L’Unione Europea mette in pista un nuovo “pacchetto clima” e la Presidentessa di Confindustria Emma Marcegaglia inorridisce e sbotta…perchè così facendo “si uccide l’industria europea e quella italiana prima delle altre”…sollecita il Governo Italiano affinché prenda una posizione netta, eventualmente anche con un veto, poichè “qui ci giochiamo il futuro”.
Esattamente, cara Emma…qui ci giochiamo il futuro…non solamente dell’industria europea, delle sue acciaierie, ma di tutto il globo terracqueo e di coloro che lo popolano. Lei si preoccupa per l’impennata delle delocalizzazioni? Mi chiedo perchè non ci si sia occupati prima di questo potenziale rischio, evitando di legarci prematuramente mani e piedi a Cina ed India ed agli altri “paesi emergenti”, dove evidentemente sussistono molte meno remore in fatto di diritti e ambiente. Probabilmente sarebbe stato più saggio, quando ancora il coltello dalla parte del manico, per usare un’espressione forte, lo avevano le “grandi potenze industriali occidentali”, imporre a quei paesi un livello standard minimo sui temi fondamentali che oggi si trovano sul tavolo, ricoperti da un consistente strato di polvere. Sicuramente a quei tempi, quando Cina e India arrancavano ai margini del “mondo ricco” agognando d’entrarvi, sarebbe stato relativamente semplice condizionarne le scelte, ma ciò che solleticò la voracità dei capitali nostrani fu proprio la loro condizione da Far West unitamente alla totale assenza di regole e tutele. Nevvero Presidentessa?. Ai bei tempi che furono, i pionieri della Globalizzazione, i padri fondatori del WTO se ne sbatteva allegramente di tutto e non guardavano in faccia a nessuno pur di poter produrre profitto. Oggi è tardi per alzare la voce…il latte è versato, i buoi sono scappati dal recinto e le regole, imparata egregiamente la lezione, le dettano le potenze economiche emergenti.
Gradirei poi farle presente che, accanto allo scellerato attacco “ecoterroristico” dell’UE, pure l’esaurimento delle risorse e l’inevitabile devastazione climatica ed ambientale uccideranno, senza nessuna pietà per lei e fregandosene bellamente del veto italiano, l’industria europea. Glielo dico poichè, temendo che a lei sia caro più di ogni altra cosa ed al di sopra di tutto il destino delle sue fabbrichette e di quelle degli amichetti e compari di scorribande, magari converebbe che riflettesse, per il bene degli amati stabilimenti, su problematiche cruciali come quelle ambientali con un grado di lungimiranza leggermente superiore.
A me, che invece sta molto più a cuore il destino dell’unico pianeta, dell’unico posto nell’Universo, dell’unica casa che abbiamo, cresce una potente incazzatura nei suoi confronti, Emma, e nei confronti di tutti i miopi imprenditori, industriali, magnati, banchieri e politicanti da quattro soldi che non riescono a vedere oltre il bilancio dell’anno in corso. Non sopporto più le vostre pidocchiose preoccupazioni ed i vostri miseri turbamenti da taccagni, da avidi sfruttatori. Aprite gli occhi…svegliatevi…assumetevi le vostre responsabilità e trovate il coraggio di guardare oltre ed in modo differente, di modificare le prospettive, di imboccare una nuova via rivoluzionaria, affinché possa nascere una rinnovata speranza per il domani.