Ultimissime dall’Italia all’arrovescia

La Umbria Olii, dove il 25 Novembre del 2006 persero la vita quattro operai a causa di un devastante incendio, ha deciso di passare al contrattacco chiedendo un risarcimento di 35 milioni di euro alle famiglie delle vittime ed all’unico superstite dell’incidente.

La confindustria, presa in contropiede, mantiene equidistanza e non si sbilancia…voci non confermate sosterrebbero però che la presidentessa Emma Marcegaglia, venuta a conoscenza dell’episodio, abbia avuto una sorta di fremito incontrollabile e confidato ad uno dei suoi collaboratori che “questo precedente potrebbe aprire una nuova strada per apportare sostanziali modifiche alle leggi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Come dice un vecchio proverbio, infatti, chi rompe paga ed i cocci sono suoi. Il rischio di dover rifondere cospicue somme di denaro potrebbe avere enorme successo come deterrente per tutti quegli operai svogliati e distratti che mettono ogni giorno a repentaglio fabbriche, stabilimenti e costosi macchinari”.

Il mondo imprenditoriale si è detto commosso per tanto ardire e convinto che fosse giunto il momento di uscire allo scoperto per far valere i diritti di una categoria vituperata e continuamente sotto attacco e perseguitata da magistratura (bolscevica), sindacati (bolscevichi) e opinione pubblica (manipolata dai bolscevichi).

La Fondazione “Pietro Pacciani” ha espresso tutta la sua solidarietà all’amministratore delegato dell’oleificio, sottolineando come spesso le vere vittime di questo sistema ingiusto siano proprio i carnefici, posizione condivisa anche da Annamaria Franzoni, la quale ha voluto far giungere il proprio sostegno tramite un breve comunicato trasmesso ad opera del marito.

Erich Priebke ha subito mostrato la sua vicinanza alle posizioni di Del Papa, proprietario della ditta ed unico imputato nei processi in corso, ed ha immediatamente contattato il suo legale esprimendo l’intenzione di ricorrere in giudizio nei confronti dei parenti di coloro che “persero accitentalmente vita qvel triste ciorno là in Fozze Arteatine”…un passante ha poi riferito di aver inteso parte della conversazione fra l’ex capitano nazista ed il proprio avvocato nella quale, sembra gongolando e con sguardo improvvisamente acceso da una luce sinistra, il gerarca avrebbe domandato “35 milioni per qvattro cataferi…chissà cosa posso chietere io per 335?”.

Nicola Sapone, carismatico leader delle “Belve di Satana”, ricevuta la notizia, ha festeggiato brindando con un ricco calice del proprio sangue, svenendo un istante dopo aver rilasciato una dichiarazione ai giornalisti accorsi in un linguaggio incomprensibile, molto probabilmente satanico.

Applicazioni possibili del Teorema di Silvio

Stamattina ho deciso di scrivere un articolo palesemente insulso e assurdo, ma con un intento ben preciso…applicare le teorie del Berlusconi sulla magistratura ad una rilettura controcorrente dell’episodio relativo al crollo miserevole del Governo Prodi e da qui, seguendo uno schema di ragionamento degno del peggior Holmes (non Sherlock, bensì John), portare alla luce del sole il secondo piccione che Silvio avrebbe preso, stando al noto detto popolare, con la medesima fava e immediatamente occultato per non destare sospetti fra i detrattori. Il procedimento sarà induttivo e rigoroso, quindi si consiglia di prestare attenzione a quanto segue:

1) Berlusconi, almeno da quando ha deciso di flagellare l’Italia con la sua discesa in campo, non perde occasione per attaccare la magistratura, delegittimandola e sbertucciandola con tutti i mezzi possibili (ed il Primo Ministro in carica di mezzi ne ha parecchi!!). Secondo quanto egli riporta (qui sta il cuore del Teorema di Silvio), parrebbe che la magistratura sia composta da una schiera di criminali senza scrupoli che nulla di meglio hanno da fare se non contrastarlo, senza nessun evidente motivo, con tutte le loro forze. Insomma, sempre stando al Silvio, sarebbe in atto una vera e propria persecuzione giudiziaria ad opera di sanguinosi psicopatici…una sorta di setta massonica costituitasi per un unico scopo…distruggere il pover’uomo ed impedirgli di fare il bene del paese;

2) Il Governo Prodi, come probabilmente ricorderete, cadde a causa della defezione di un certo Clemente Mastella, oggi residuato della classe politica a marchio DC ma al tempo vero e proprio ago della bilancia. Il mancato appoggio da parte del leader UDC sarebbe, almeno stando all’opinione dei più, da attribuirsi all’accanimento di alcuni magistrati, i quali avrebbero ingiustamente assalito il Ministro di Grazia e Giustizia e l’innocente consorte lacerando il delicato equilibrio che vigeva all’interno della maggioranza e decretandone, quindi, la fine ingloriosa;

3) Siamo tutti al corrente delle viscide trame che il Cavaliere, in quei mesi, tesseva per portare dalla sua alcuni senatori del centro-sinistra con l’obiettivo dichiarato di trasformare la risicata maggioranza di allora in roboante minoranza. Il buon Berlusconi aveva avviato una vera e propria campagna acquisti, sguinzagliando parecchi mastini da guerra e profondendo energie e sforzi titanici in quest’impresa;

4) Il caso Mastella sta tornando alla ribalta…misteriosamente rispolverato è ora nuovamente sulla bocca di tutti. Viene tirato fuori da più parti e casualmente proprio in questi giorni di passione, quando sembra si debbano decidere i destini dell’azione giudiziaria…si ha come l’impressione, prendendo spunto da un altro detto popolare, che si stia facendo di tutta l’erba un fascio. Pratica che spesso confonde le masse e giustifica diffusamente atti che in altre circostanze sarebbero poco condivisibili. La teoria pidiellina che si sta cercando di far passare è (perdonate il semplicismo): “Avete visto? I magistrati sono cattivi e non ce l’hanno solo con il Silvio, ma anche con quelli dell’altra parte…insomma sono infidi e maligni, una banda di mine vaganti che minacciano la democrazia, quindi è giusto che li si prenda a bastonate…per il bene di tutti”.

Prendendo in esame questi fatti ed applicando il Teorema di Silvio agli episodi avvenuti in quel buio periodo della Repubblica in cui il povero Romano venne sfiduciato, ci si potrebbe interrogare su almeno un paio di punti:

1) Come mai tutti hanno subito attribuito l’azione della magistratura nei confronti di Clemente al solito drappello di “toghe rosse”, quando il principale beneficiario del fattaccio fu indiscutibilmente Silvio, di suo già così attivo nel creare le condizioni affinché avvenisse quanto poi è “gratuitamente” accaduto? I perfidi magistrati comunisti avrebbero quindi fatto un regalo all’allora leader dell’opposizione, che nel frattempo si stava così copiosamente ed accoratamente spendendo per conquistare la maggioranza al Senato e rispedire a casa l’accozzaglia di centro-sinistra? Quanta generosità da siffatti crudeli soggetti. Non potrebbe invece essere che fra tanti magistrati bolscevichi, sicuramente presenti sul suolo italico poiché altrimenti non si spiegherebbe l’acrimonia nei confronti dell’unto, vi sia anche una falange agguerrita attigua al subdolo nano maneggione?

2) Come mai nessuno ha nemmeno vagamente ipotizzato l’evidente doppio vantaggio che il Silvio avrebbe tratto da un simile episodio? Egli infatti oggi, riproponendolo ad arte ed inserendolo abilmente nel dibattito attorno al suo progetto di riforma, ha il pretesto di attaccare in maniera “trasversale” l’organo giudiziario, potendo sventolare in faccia all’intero Parlamento il precedente mastelliano.

Italy: Where “Berlusconi” happens

In questi giorni ho tentato di raccogliere informazioni, dati, commenti e giudizi provenienti prevalentemente dall’elettorato pidiellino e leghista, quindi orbitanti nella così detta galassia di “Centro-Destra”, allo scopo di chiarirmi le idee su quali fossero i meccanismi di pensiero dominanti nell’elettorato di parte a me avversa. Questo esperimento si è reso fondamentale poiché, alla luce degli ultimi disdicevoli avvenimenti (stop alle intercettazioni, militarizzazione delle città, blocco dei processi, rinuclearizzazione e via così) non potevo rimanermene lì frastornato ad annegare nel mio sgomento e sdegno, sentendo forte l’esigenza di scuotermi da un incalzante sconforto, indebolito dall’ostile ambiente circostante…sempre più stanco e affannato e incredulo. In sostanza ho avuto il desiderio di capire se almeno loro, ovvero quelli che al Silvio lo hanno votato, fossero soddisfatti di come egli sta operando. Ho sperato, così facendo, di imbattermi, frugando qua e là nella rete, nel parere illuminato di qualche fiero berlusconiano in grado di ampliare l’orizzonte del mio meditare e di togliermi questa orribile sensazione, che provo ormai da troppi anni, di essere parte di una minoranza sana accerchiata da corrotti malfattori ignoranti.

Sfortunatamente la ricerca ha dato esiti disastrosi, producendo l’effetto contrario e sprofondandomi ulteriormente in una prostrazione disperata…distillando il materiale raccolto, setacciando le esternazioni e le affermazioni recuperate, vagliando gli articoli letti è emerso un quadro raccapricciante del paese. L’Italia che i miei concittadini di “Centro-Destra” vorrebbero, basandosi su quanto essi stessi hanno avuto modo di sostenere, è una Italia menefreghista, collusa, opportunista, miope, egoista e gretta, concentrata unicamente sui confini del giardinetto di casa e sulla consistenza del proprio portafoglio, senza la minima considerazione di un bene più vasto e condiviso, dei grandi problemi che affliggono la nazione e nessuna aspirazione verso qualcosa di più grande. Una Italia permissiva, che accetta ben volentieri e consapevolmente di appostarsi ai bordi della ricca tavola, fastosamente imbandita, del potente di turno, sperando di essere investita da una copiosa pioggia di briciole (epica ed estremamente significativa la frase “non mi importa se si occupa degli affari suoi, l’importante è che faccia anche i miei” più volte proferita da degni individui di quella parte politica). Un popolo di disperati senza più scrupoli, pronto a saltare sul carretto del vincitore per farsi trascinare lontano, obnubilati da due pericolosi assiomi: 1) che Berlusconi sia un vincente e 2) che se ne fa tanti per lui necessariamente ne uscirà qualcosa anche per noi…ma chi l’ha detto, giusto per fare un esempio, che un abile rapinatore di banche debba essere anche un filantropo? Insomma, per farla breve, la loro Italia è un’Italia misera e grigia, priva di slanci e di aspettative, carente di idee, arida di prospettive nella quale io non riesco e non desidero riconoscermi.

Essi trasudano voglia di cambiamento e votano la continuità che Berlusconi rappresenta con la peggiore tradizione politica ed affaristica italiana. Parlano di sicurezza, ma non colgono le profonde contraddizioni insite nelle recenti mosse governative. Sbandierano concretezza e raccolgono proclami. Auspicano un più equo trattamento fiscale e alzano al cielo il sommo evasore. Chiedono a gran voce attenzione ai problemi reali e ottengono soluzioni impalpabili, guaste, inefficaci…spesso viziate dal solito dubbio. Qui in particolare si giunge al parossismo del paradosso, forse causato da un evidente equivoco fra elettori ed eletto. Gli unici provvedimenti presi dal Governo pare rimedino esclusivamente alle grane di un singolo individuo, ai “problemi reali” di una sola persona, che non a caso di quel Governo è il Presidente, il leader maximo, l’imperatore. Ai miei stolti concittadini non suona sospetto che i primi atti della maggioranza che hanno insediato nulla abbiano a che vedere con le solide, granitiche, tangibili difficoltà che il loro paese sta attraversando?

Berlusconi ha trasformato il Parlamento in una sorta di dependance…una specie di pied-à-terre dove il Cavaliere discute, con la schiera di sottoposti, collaboratori e stipendiati, degli affaracci suoi e di come porre fine ai grattacapi che ancora lo assillano. La Presidenza del Consiglio dei Ministri è divenuta, nelle sue mani, un salvacondotto tramite il quale aggiustare le molte magagne accumulate, assieme ai quattrini, lungo un’esistenza fatta di azioni scellerate, oscuri traffici e amicizie losche. Berlusconi ha vinto alla lotteria il diritto di occuparsi di sé, di prendersi cura della propria persona, donando in cambio piccole regalie e luccicanti orpelli. Egli è il grande conquistatore venuto dal mare con bauli di perline e collane colorate e noi i selvaggi abbagliati dalla lucente sua armatura che gli doniamo i nostri averi più preziosi, i nostri gioielli, il nostro oro.

Guardare sta a guardoni, come ascoltare sta a?

Già si è detto molto sull’imminente provvedimento governativo che assesterà un duro colpo alla pratica delle intercettazioni come strumento investigativo. Ovviamente mi trovo in pieno dissenso con quanto la maggioranza parlamentare sostiene e con la legge che intende approvare. Tale dissenso è motivato sostanzialmente da una serie di dubbi riguardanti le ragioni alla base del provvedimento stesso e sulle possibili conseguenze del medesimo, oltre che dalla consapevolezza che la “emergenza intercettazioni” non rientri minimamente nel novero delle esigenze reali che pressano il nostro paese. In Italia ci ritroviamo con un sistema scolastico allo sfascio, secondo per criticità e drammaticità solamente a quello sanitario, criminalità organizzata, mediamente organizzata e disorganizzata dilagante in ogni dove, carenza di infrastrutture cruciali (e non mi riferisco minimamente al ponte sullo Stretto di Messina, che reputo assolutamente inutile e improponibilmente costoso), una economia di mercato che viaggia su gomma, quindi petroliodipendente, oltre che immobile in una stasi asfissiante, questione energetica perennemente aperta, senza nessuna risposta né prospettiva plausibili, nodo pensioni sempre più intricato e mondo del lavoro agonizzante.

Fatte queste confortanti premesse, suppongo vi consolerà sapere che stamattina, su RTL 102.5, ho in merito sentito niente meno che il Vespa-pensiero. Ora non so dirvi se fosse lì di passaggio, come ospite in qualità di giornalista esperto, oppure svolgesse il ruolo di co-conduttore della trasmissione e nemmeno sono a conoscenza del perché, considerando la già strabordante presenza mediatica del soggetto, qualcuno abbia pensato che fosse il caso di dargli spazio anche su altri mezzi di comunicazione. Quello che so è che Vespa conferma, in ogni sua esternazione, il totale assoggettamento al potere, l’allineamento disarmante dei suoi neuroni col polo magnetico costituito da chi comanda, specie se un pò gradasso, spaccone e bullo.

Volendovi risparmiare l’inutile, passo immediatamente a riportarvi il teorema che Bruno tentava di far passare: sicuramente il fine non giustifica i mezzi, in particolare se il mezzo, anche se giusto ed efficace, viene talvolta utilizzato a sproposito. I ragionamenti del buon Vespa, articolati attraverso frasi sibilline e ben costruite, racchiudono una concezione premeditatamente distorta della realtà, secondo la quale, visto l’abuso che si fa delle intercettazione ed in considerazione del fatto che troppo spesso il loro contenuto diviene di dominio pubblico con eccessiva facilità, l’unica cosa sana da fare per risolvere il problema è di non farle più, a meno che non sia strettamente necessario.

Avete idea della vasta applicazione che un teorema del genere, se passasse, potrebbe avere? Facciamo esempi stupidi, giusto per farla semplice:

A) la televisione, oltre a consentire la trasmissione di una enormità di informazioni e notizie, è un importante strumento di svago. L’abuso di televisione, come è noto, fa male. Ergo eliminiamo la televisione, che potrà essere vista unicamente a determinate condizioni e sotto stretto controllo medico;

B) il caffè è una piacevole bevanda corroborante dal gusto forte e avvolgente, oltre che la preferita dal popolo italico.L’abuso di caffè, come è noto, fa male. Ergo eliminiamo il caffè, che potrà essere assunto unicamente a determinate condizioni e sotto stretto controllo medico;

C) il sesso è alla base della vita, è una pratica indescrivibilmente piacevole e stimolante, oltre che chiodo fisso di qualsiasi essere umano in vita. L’abuso di sesso, come è noto, fa male. Ergo eliminiamo il sesso, che potrà essere consumato unicamente a determinate condizioni e sotto stretto controllo medico.

Si potrebbe andare avanti all’infinito (che dire infatti della democrazia e di altre cosucce del genere?), ma non ritengo sia necessario. Desidero però rivolgervi una domanda: se le intercettazioni sono uno strumento primario d’indagine, che consente di raccogliere prove processuali spesso determinanti e molte volte permette di scovare illeciti anche laddove nessun sospetto avrebbe potuto insinuarsi, e se siamo tutti d’accordo sul fatto che l’indebita pubblicazione dei tabulati, specie se non inerenti e non significativi ai fini dell’attività investigativa, è un atto ignobile e inaccettabile, che alimenta esclusivamente meccanismi sensazionalistici ed una dipendenza dal gossip che affligge larga parte del paese, perché non si agisce giustamente su questo elemento, contrastandolo con tutta la forza e l’autorità necessarie, magari limitandosi a rivedere e migliorare le linee guida che sovrintendono l’operato delle forze dell’ordine e della magistratura, lasciando però soprattutto a quest’ultima la giusta libertà ed autonomia?

Sparate sul pianista

Stamattina, come tutte le mattine, recandomi al lavoro in auto, mi sparavo la consueta dose di informazioni radiofoniche, perché è importante iniziare la giornata con tonicità e ottimismo…notizie calde calde, appena sfornate…Berlusconi che fa visita alla monnezza napoletana, la sanità privata che lucra sulla salute della gente, a sua volta pericolosamente minacciata dall’abuso di intercettazioni e via così…insomma, la solita ventata di allegra quotidianità italica…gli spunti per scrivere qualcosa di profondo e impegnato ci sarebbero e numerosi, ma oggi voglio tentare un esperimento, ovvero provare ad essere meno “pesante” del solito…più leggero e scanzonato…concentrerò quindi i miei sforzi sulla più ilare delle news ascoltate: il flagello dei pianisti in Parlamento e conseguenti soluzioni avanzate dagli addetti ai “lavori”.

Innanzitutto, per chi ancora non lo sapesse, in gergo giornalistico si definiscono pianisti, come egregiamente spiega Wikipedia, quei membri del Parlamento italiano che hanno la pessima abitudine di votare per se e per il compagno di banco. Tale disciplina è assolutamente vietata dal regolamento parlamentare e non basta, o non è ammissibile come giustificazione, affermare che lo si stia facendo come piacere ad un collega impossibilitato…non serve nemmeno negare, poiché le telecamere vigilano e immortalano tutto. Il problema, nonostante sia stato evidenziato più volte nel passato e abbia smosso ripetutamente a sdegno l’opinione pubblica, purtroppo è ancora di forte attualità. L’ultimo episodio è infatti di questi giorni. L’onorevole Di Pietro, durante la votazione di un emendamento al decreto Alitalia, ha sorpreso un deputato PdL mentre eseguiva la sua sinfonia, denunciandolo al Vicepresidente della Camera, l’onorevole Rosy Bindi…i toni sono stato ovviamente i soliti accesi e sanguigni cari al leader dei valori italiani.

Premettendo, inutilmente, che in un paese ed in una società civile sarebbe sufficiente ribadire ai diretti interessati, con forza e solennità, che tale pratica è ignobile, indegna, irregolare ed immorale…trattandosi di Italia, non si è potuto fare a meno che saltare questa fase e passare direttamente all’individuazione delle strategie più idonee a contrastare lo spregevole fenomeno.

Riporto qui di seguito le proposte avanzate dai nostri laboriosi politicanti:

1) il parlamentare, per votare, dovrà premere contemporaneamente due pulsanti posti a congrua distanza fra di loro, così da impegnare entrambe le mani del votante che si troverà impossibilitato a premere i pulsanti altrui;

2) istallazione di un sistema di voto con rilevazione delle impronte digitali;

3) istallazione, sotto la sedia del parlamentare, di un sensore simile a quello che, nelle automobili, fa scattare un allarme in caso di mancato allacciamento delle cinture di sicurezza.

Mi sento ora, visto il pregevole frutto di tanto operoso impegno istituzionale, in dovere, da cittadino responsabile quale sono, di fare la mia parte suggerendo contromosse per eliminare codesto brutto viziaccio:

1) legatura del braccio sinistro (destro se mancino) dietro la schiena al parlamentare nel momento in cui accede a Camera o Senato con bendaggio appositamente sigillato dal commesso incaricato;

2) istallazione di un sistema di voto con lettura dell’iride e riconoscimento vocale;

3) tatuatura di un codice a barre sull’avambraccio del parlamentare che, al momento del voto, verrà decodificato da un lettore ottico situato accanto al pulsante;

4) innesto di un Tag Rfid sottocutaneo che segnalerà, mediante rilevatore localizzato all’ingresso delle aule parlamentari, la presenza del parlamentare al momento del voto. In questo modo il risultato sarebbe duplice, poiché oltre ad avere evidenza dell’eventuale abuso, che grazie a sofisticati automatismi potrebbe inficiare istantaneamente l’esito della votazione, si avrebbe anche la certezza matematica della percentuale di assenze di ogni singolo membro del Parlamento;

5) ammanettamento preventivo del parlamentare all’accesso di Camera o Senato. Il voto verrà espresso utilizzando le medesime modalità già in uso, con un notevole contenimento dei costi;

6) sistemazione di gabbie metalliche elettrificate a protezione di ogni singolo scranno parlamentare. Esse verranno chiuse dai commessi all’ingresso del legittimo occupante e riaperte solamente alla cessazione dei lavori;

7) dispiegamento di cecchini, posizionati in luoghi strategici all’interno di Camera e Senato, autorizzati all’abbattimento del parlamentare sorpreso a premere pulsanti non di sua pertinenza.

Si apprezzeranno eventuali ulteriori idee che possano aiutare il paese a sradicare questa disdicevole abitudine.

(d)Istruzione Pubblica

Prima di entrare nel merito di quanto intendo sviscerare col presente articolo, ritengo indispensabile rivolgervi alcuni semplici quesiti:

Ritenete importante la formazione delle “giovani menti”?

Voi genitori, valutate l’istruzione dei vostri figli come un bene inestimabile?

Pensate sia fondamentale che essi abbiano a disposizione tutti gli strumenti possibili per crescere consapevoli, divenendo adulti responsabili e realizzati, in grado di affrontare e superare i problemi e le difficoltà che inevitabilmente incontreranno?

Desiderate che le nuove generazioni siano capaci di comprendere, ponderare ed elaborare le tante informazioni che ricevono, maturando un sano spirito critico che li renda immuni dalle minacce e dalle aggressioni ad opera di un sempre più diabolico meccanismo di omologazione pecoronizzante?

Volete che sviluppino giudizi ed opinioni proprie sui diversi argomenti e sulle innumerevoli problematiche che questo mondo globalizzato inevitabilmente porrà loro innanzi, riuscendo ad operare scelte e prendere decisioni autonomamente?

Se la risposta alle precedenti domande è un inequivocabile “sì”, allora potete serenamente proseguire con la lettura, altrimenti è probabile che il seguito del post possa non risultare di vostro gradimento.

La formazione di un individuo si compone di un vastissimo elenco di fattori, di un complesso sistema di interazioni, sintetizzabili in alcuni principali macro-gruppi che, per semplicità, catalogherei come “Componente famigliare”, “Componente amicale”, “Componente socio-ambientale” e “Componente scolastica”. Le prime tre sono innegabilmente fondamentali, la quarta è particolarmente critica, poiché in molti punti racchiude caratteri delle precedenti e li integra, li amplia, oltre ad avere fra le sue peculiarità quella di fornire direttamente un oggetto impalpabile e non tangibile, ma dal peso specifico devastante…l’istruzione. In poche parole, la scuola, oltre a trasmettere enormi quantità di informazioni e nozioni, che costituiranno la gran parte, o almeno una parte considerevole, del bagaglio culturale di ogni individuo, frequentemente costituisce luogo di grande aggregazione, ove principiano importanti amicizie, amori, conflitti e altri sentimenti di natura varia, ma tutti con la loro bella importanza nella costituzione dell’identità personale.

Questo è il motivo per cui ho deciso di esprimere il mio pensiero sull’istruzione pubblica italiana, particolarmente sollecitato dal recente incontro del Presidente del Consiglio con il Sommo Dittatore Vaticano, a seguito del quale sembra che il governo elargirà cospicui finanziamenti agli istituti cattolici…per non parlare della vergognosa equiparazione fra scuole pubbliche e private, alle quali giungono sovvenzioni inspiegabili…fatto, quest’ultimo, che mi ha rubato diverse ore di sonno e che ancora oggi non sono riuscito a digerire.

Ci tengo a farvi sapere che sono assolutamente contrario a questa “parità” scolastica…dobbiamo stare attenti a non farci fregare, poiché chi ha grandi capacità dialettiche spesso riesce nel suo spregevole intento di infinocchiare gli interlocutori. Non dobbiamo farci soffiare il diritto allo studio, all’istruzione, che tanto ci è costato ottenere, poiché questo diritto è una delle più grandi conquiste di civiltà, risultato di lotte antiche come l’uomo. Equiparare scuole pubbliche e private suona alle mie orecchie come un pericoloso precedente, un punto d’appoggio sul quale si potrebbe agevolmente fare leva per scardinare il sistema scolastico statale, svuotandolo e impoverendolo, e sostituirlo progressivamente con un sistema scolastico privato. Tenete presente, per comprendere meglio il mio timore, quanto vada di moda in questi tempi bui affermare che il privato funzioni meglio e quanto spesso si inneggi alla privatizzazione come soluzione di ogni male.

La privatizzazione avrebbe come primo inevitabile effetto quello di alienare ai meno facoltosi la possibilità di garantire ai propri figli una formazione dignitosa. Esempi in questo senso ve ne sono a migliaia in paesi “progrediti” che hanno fatto anche della cultura e della formazione un business…primi fra tutti i soliti Stati Uniti d’America…e non fatevi ingannare dall’elemosina delle borse di studio ai più capaci…il diritto all’istruzione è di tutti, indipendentemente che essi siano atleti talentuosi, scacchisti dotati o fenomeni da baraccone in questa o quella disciplina.

Non voglio scagliarmi contro le strutture scolastiche private…diciamo che in linea di principio non ho pregiudiziali nei loro confronti…ma esse devono necessariamente rappresentare un’alternativa valida ad un altrettanto valido sistema scolastico pubblico…e chi desidera usufruire di servizi privati se li dovrà accollare interamente, senza che lo Stato debba erogare rimborsi o finanziamenti pescandoli dalle tasche dei cittadini…i soldi dei cittadini devono andare nelle scuole dei cittadini!!

Il fatto che oggi la scuola non funzioni come dovrebbe non può costituire giustificazione per una sua trasformazione in società per azioni…sarebbe come dire, per prendere spunto da un altro settore a me molto caro (ed altrettanto a rischio), che il medico negligente, dopo aver trascurato il paziente, constatato il suo pessimo stato di salute, ne decretasse la soppressione mediante proiettile metallico intracranico da somministrarsi via revolver, per passare poi serenamente oltre. Un sistema pubblico non è intrinsecamente inadatto a funzionare efficientemente ed efficacemente…il problema è legato strettamente a coloro che dovrebbero farlo funzionare ed hanno, in tanti anni, fatto tutto tranne che preoccuparsi di preservarlo e salvaguardarlo. Invece di cambiare sistema, cambiamo amministratori!!

Dobbiamo tristemente prendere atto delle pessime condizioni in cui versano le strutture scolastiche, spesso inadeguate, fatiscenti, sovraffollate e scarsamente attrezzate…della scarsa spinta motivazionale nel corpo insegnante e del fatto che la classe docente è sempre più precaria, delegittimata, isolata e malpagata. Non può sfuggirci la trasformazione profonda che da anni si sta impartendo al significato stesso di istruzione, sempre meno opportunità di formazione e crescita e sempre più meccanismo professionalizzante asettico e standardizzato. Non dobbiamo trascurare inoltre la becera strumentalizzazione e gli intollerabili clientelismi che hanno inquinato a tutti i livelli l’amministrazione pubblica, portandola ad essere un assurdo carrozzone straripante ed in perenne affanno.

Ribadisco con forza concetti che dovrebbero essere, a mio modesto avviso, largamente condivisi:

1) l’insegnante è, assieme al medico, al giornalista ed al magistrato, una delle figure fondanti di ogni società civile ed evoluta…pensate solo al fatto che ogni essere umano, in un periodo di vita che va generalmente dai 6 ai 18 anni, quindi cruciale e basilare nella sua crescita, passa per le mani di queste persone;

2) il mestiere di insegnate è duro, complesso e articolato…esso non può e non deve essere svolto come un qualsiasi altro mestiere e non può costituire una alternativa fra le tante possibili in un mondo del lavoro sempre più arido e competitivo. L’insegnamento deve essere abbracciato come vocazione e lo Stato deve attivarsi affinché chi sceglie questa strada sia accuratamente selezionato, appropriatamente formato ed incentivato adeguatamente, oltre ad essere messo nelle condizioni di poter espletare il proprio dovere nel migliore dei modi possibili;

3) le strutture devono essere idonee e attrezzate per offrire a docenti e studenti tutti i mezzi necessari e indispensabili al corretto svolgimento delle lezioni. E’ vergognoso che proprio le scuole siano attualmente i luoghi meno consoni, oltre ad essere i più estranei alle tecnologie che ormai sono di uso comune in questa società perennemente online.

Stiamo in guardia…perché chi ci ha mal governato per 60 anni, disintegrando e spolpando e razziando, oggi ci vuole convincere che la colpa di questo sfacelo è nostra e che la soluzione, la cura sia quella di privarci di quanto ci appartiene di diritto. Abbiamo sudato e sanguinato per avere istruzione, lavoro, sanità e giustizia…abbiamo pagato ogni singolo mattone di questa nostra casa comune, di questa cosa pubblica con sacrifici e battaglie immani…non permettiamo ad una brigata di masnadieri senza scrupoli di sottrarci le nostre inestimabili ricchezze!!